Inferno era il nome di quello che oggi è il paese di Onferno. Questo nome si deve alla presenza delle sue grotte, già famose nell’antichità ritenute misteriose dagli abitanti del luogo, per certi versi paurose ma affascinanti. Si pensi che c’è stato addirittura chi ha voluto vedere nelle grotte il luogo fisico a cui si sarebbe ispirato Dante per descrivere la struttura degli inferi nella sua Divina Commedia. Sicuramente un tempo queste profonde grotte erano difficile da capire, doveva apparire davvero inaccessibile e denso di inquietudini.
Oggi di “infernale” questi luoghi non anno più nulla, ma il mistero e il fascino rimangono immutati, un mistero ed un fascino dovuti alle bellezze naturali che segnano tutto il percorso delle grotte e tutto il contesto ambientale in cui sono inserite, oggi tutelato in una ampia riserva naturale.
All’ingesso della grotta vi si accede tramite un sentiero che partendo dal centro visita scende nel profondo del bosco (nulla di impegnativo ma è meglio avere un paio di scarpe ginniche o scarponcini) All’interno si possono ammirare suggestivi ambienti, soffitti lisci e levigati, la cascata di calcare, il cammino delle perle di “grotta” e i più grandi mammalloni d’Europa: giganteschi ammassi di cristalli sul soffitto della sala Quartina.
Il percorso è in parte pavimentato, in parte su terreno naturale ed è quindi necessario muoversi con cautela. Si attraversano canyon, sale di crollo e strettoie, ma la presenza di un ingresso inferiore e di un’uscita superiore favorisce un’ottima ventilazione. Composte di roccia gessosa, le grotte sono state originate dall’azione erosiva dell’acqua d’infiltrazione su tratti di terreno di diversa compattezza, permeabilità e solubilità.
Si tratta quindi di grotte a morfologia carsica, con un corso d’acqua sotterraneo ed una serie di cavità a vari livelli collegate tra loro con cunicoli, strettoie e fessure.
L’acqua scorrendo sulla superficie delle cavità che essa stessa ha formato, in alcuni punti ha creato delle concrezioni di Sali di calcio dalla forma bizzarra. Particolarità della grotta è l’essere volutamente poco illuminata, poiché ospita una preziosa colonia di pipistrelli per nulla pericolosi per le persone che si recano in visita a questi luoghi sotterranei la cui temperatura si aggira, sempre intorno ai 12/14 gradi, quindi pur scendendo all’inferno starete sempre freschi!
Diario di viaggio
Non vi è una data precisa in cui furono scoperte le Grotte di Onferno perché sono sempre state conosciute dagli abitanti del vicino paese, sappiamo però che sono state esplorate interamente nel 1916. Per effettuare la visita con la guida (è il solo modo per esplorare la grotta) bisogna prenotarsi presso il centro visite (informarsi preventivamente sugli orari in cui sono fatte le escursioni in grotta perché anno orari predefiniti).
L’ufficio è ospitato in quella che era una chiesa fino a quando nel corso della 2° guerra mondiale non quasi completamente distrutta dai bombardamenti, della struttura originale rimane il campanile e la canonica che ospita il museo inerente la speleologia e la fauna della zona. Sopra il centro visite c’è l’abitato di Onferno dove un tempo vi era un castello mentre ora solo abitazioni private, il paese in passato si chiamava Inferno ma questo nome contrastava con la chiesa menzionata così il Vescovo di Rimini cambio il nome in Onferno. Tutto il resto che si vede ora è stato ricostruito.
Prenotata l’escursione si viene successivamente dotati di caschetto protettivo e torcia necessari per avventurarsi nella grotta completamente diversa da altre più titolate (vedi Frasassi e grotta del Vento) ma comunque molto suggestiva. Dal centro visite tramite un sentiero attrezzato si scende la collina (sono circa 250 gli scalini da fare) immersi in un bel bosco fino ad arrivare davanti l’entrata della grotta, se rimaniamo in silenzio si sente scorre l’acqua che nei millenni a scavato questa grotta, ora la temperatura è notevolmente cambiata!
All’interno della grotta la temperatura media si aggira sui 12° centigradi per cui oltre a scarpe da ginnastica oppure scarponcini da trekking suggerisco un giubbotto. La visita di questa grotta presenta una particolarità che la rende diversa rispetto ad altre che ho esplorato: si entra da una parte per uscire da un’altra apertura nella roccia, in pratica raggiunto tramite il sentiero il punto da cui fuoriesce un piccolo torrente (il medesimo che nel corso dei secoli a scavato la grotta) lo si risale fino ad uscire dal lato opposto.
La lunghezza della grotta è di circa 370 metri. All’interno della grotta vi sono pochissimi punti luce è gran parte del percorso viene effettuato con l’ausilio delle torce di cui si è dotati prima di lasciare il centro visite. Solo nei punti di maggiore interesse la guida illumina la zona con fari presenti in grotta accesi e spenti tramite un apposito telecomando. La risalita della grotta in certi punti presenta passaggi molto stretti e bassi in cui bisogna fare particolare attenzione perché il fondo della grotta in certi punti è reso scivoloso da un leggero strato di fango ed acqua.
Comunque il percorso è nella maggior parte è attrezzato con passerelle metalliche è grandi “mattonelle” in cemento antiscivolo. La grotta di Onferno non presenta le classiche stalattiti e stalagmiti come in altre grotte famose perché questa è composta da gesso ma vi sono belle “cascate” in calcare, mammelloni in gesso ecc.
Altra particolarità della medesima grotta sono i pipistrelli che vivono all’interno durante il giorno per poi uscire nel corso della notte per cibarsi di insetti, pensate che un pipistrello è capace di divorare fino a 2000 zanzare per notte è quindi un “insetticida naturale”. Come dicevo in precedenza la lunghezza della grotta si aggira sui 370 metri ma con il buoi si fatica a determinarne le effettive dimensioni, come indica la guida provando a spegnere le torce e restando in silenzio si possono “udire” i rumori della grotta compreso il volo dei pipistrelli che sono assolutamente innocui per le persone.
Dopo aver trascorso più di un’ora all’interno della grotta ed averla lentamente risalita è giunto il momento di uscire dalla medesima tramite l’apposita porta che ne ostruisce l’entrata alle persone non accompagnate dalla guida, ora la temperatura è notevolmente cambiata sebbene siano all’ombra del bosco e sotto l’abitato di Onferno.
Vicino all’uscita vi sono alcune caverne in cui un tempo gli abitanti del luogo lavoravano il gesso onde usarlo come materiale da costruzione. Ora risaliamo il sentiero nel bosco per riconsegnare i caschi protettivi e le torce al centro visite, se capitate da queste parti è una escursione interessante da fare visto il contesto della grotta! (la zona è un po’ inaccessibile perché vi si arriva tramite stradine strette, comunque sono asfaltate).