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Gradara
Visualizzazione ingrandita della mappa
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In questo articolo
potrai
conoscere
la storia di Gradara, e quella di Paolo e Francesca,
che furono menzionati da Dante
nella Divina Commedia,
i luoghi
e i monumenti
da visitare,
esperienze
personali,
manifestazioni
culturali degne di
essere menzionate
e tante
altre notizie
e curiosità.
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La storia di Gradara
A pochi chilometri dalla costa Romagnola, ma nelle Marche, sorge su di una collina il bellissimo borgo fortificato di Gradara con il suo meraviglioso Castello nel punto più alto del paese. Gradara sorge nel luogo che è stato dal punto di vista strategico di assoluta importanza nel periodo medioevale e rinascimentale.
Nella valle sottostante passava la strada consolare Flaminia, usata dagli eserciti e dai pellegrini che dall’Europa volevano raggiungere Roma in breve tempo. Evitando i valichi non sempre sicuri e praticabili dell’Appennino Tosco-Emiliano.
A Gradara la torre è stata la prima costruzione “militare” realizzata sulla collina in posizione strategica sulla valle circostante. Il citato manufatto fu eretto verso il 1150 ad opera dalla potente famiglia dei De Griffo. Ma è grazie alla potente famiglia dei Malatesta che fu edificato il Castello nonché le mura difensive tra il 1300 ed il 1400, e dare a Gradara l’aspetto che possiamo vedere ora.
La signoria dei Malatesta governò Gradara fino al 1463 quando le milizie dello Stato Pontificio guidate da Federico da Montefeltro conquistò la Rocca. Gli Sforza di Pesaro subentrarono ai Malatesta nel governo di Gradara per conto del Papa.
Successivamente il paese fu conteso dalle più importanti signorie Italiane: dai Borgia ai Della Rovere nonché i Medici di Firenze. Confermando l’importante ruolo strategico - politico di Gradara negli scontri di potere nel territorio dello Stato Pontificio, corrispondente all’attuale Romagna e Marche.
Se ai giorni nostri, possiamo ammirare la Rocca di Gradara in ottimo stato conservativo, il merito va all’ing. Umberto Zanvettori. Nel 1920 fu compiuto un’importante opera di restauro al Castello.
Cosa visitare a Gradara
La Rocca
Dopo due cortine di mura con relative porte (un tempo munite di ponte levatoio) si accede dal borgo sottostante alla Rocca per mezzo del ponte levatoio abbassato. Sopra l’ingresso una lastra di travertino risalente 1494 ricorda la fine dei lavori di restauro voluti da Giovanni Sforza signore di Gradara. Il portone è in posizione decentrata, nel mezzo di due torri poligonali con accentuate scarpate. Due lati dell’ingresso sono protetti da un dirupo, mentre altre parti della rocca sono difesi dal grande Mastio e da una torre quadrata.
Il Cortile
Superato il portone posto dopo il ponte levatoio abbassato, si entra nel cortile della Rocca. Ora appare evidente il sovrapporsi degli stili costruttivi che nel corso dei secoli anno dato forma all’edificio. Il grande mastio è la parte più vecchia della Rocca, mentre a destra c’è il Palazzo residenziale. Sopra gli archi del portico sorretto da colonne sono evidenti due stemmi delle Signorie che hanno governato a lungo Gradara: i Malatesta e gli Sforza. Per l’edificazione del cortile sono state impiegate pietre provenienti da edifici romani.
Il Mastio
La torre è l’edificio più alto di tutto il complesso con i suoi 38 metri di altezza. Per il basamento furono impiegate grandi pietre calcaree provenienti da un precedente edificio di epoca romana. In contrasto con le pietre in laterizio rosso. Se osserviamo la parte alta del torrione ne riconosciamo le dimensioni originarie del medesimo. Era dotato di un unico ingresso tramite una piccola porta a cinque metri di altezza, dotata di scala retraibile in caso di assedio.
La Sala delle torture
Il locale è ubicato alla base del torrione edificato dai Griffo. Non so se in realtà questa era una vera e propria sala della tortura… Comunque in essa sono esposti alcuni strumenti coercitivi per “strappare” le confessioni ai malcapitati. In un angolo della piccola stanza c’è un pozzo coperto da una grata, serviva da cisterna per la raccolta dell’acqua piovana. Alla parete una scala in legno conduce al primo piano del mastio.
La Camera di Francesca
In questa stanza secondo la leggenda si è consumata la tragedia dei due amanti (Paolo e Francesca) resi “immortali” grazie ai versi a loro dedicati da Dante nel V canto dell’inferno.
Nel pavimento c’è una botola che mette in comunicazione con la Sala del Corpo di Guardia. Le decorazioni alle pareti non risalgono al periodo di Francesca ma frutto del restauro del 1922. Alle pareti vi sono dipinti raffiguranti il martirio di San Sebastiano, poi la Madonna con Bambino.
Sempre in una parete della camera c’è l’albero genealogico dei Gonzaga, per sottolineare i rapporti di parentela con la signoria Mantovana.
Altre sale visitabili all’interno della Rocca:
Camera Rossa, dal colore del letto a baldacchino e delle pareti. La Sala dei Putti, un tempo interamente affrescato. Camera del Cardinale, Camera del Leone Sforzesco. Camerino di Lucrezia Borgia. Sala di Sigismondo e Isotta. Sala del Consiglio, sala della Giustizia, Cappella e Corpo di Guardia. |
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I camminamenti di ronda
Le mura di Gradara si sviluppano per una lunghezza di circa 800 metri. Sono rafforzate a distanze regolari da quattordici torri quadrate la cui parte interna è aperta verso il borgo fortificato.
Solo quella sovrastante la porta principale, un tempo dotata di ponte levatoio è una torre priva dell’apertura verso l’interno del paese. Percorrendo i Camminamenti di Ronda, il cui ingresso è a latodella porta principale, è possibile osservare a capire meglio com’è strutturata Gradara.
Dall’alto delle mura si ammira lo splendido panorama collinare dell’entroterra marchigiano, nelle giornate limpide si vede la Repubblica di San Marino con il poderoso monte Titano, e un grande tratto della costa adriatica.
Percorrendo il primo tratto dei camminamenti si vede la rocca di Monteluro, dove rimangono pochi resti di un insediamento castellano. Nei pressi del menzionato borgo si svolsero due significative battaglie: era il 20 giugno 1271 quando Guido da Montefeltro guidò l’assalto contro i Malatesta signori di Verucchio. L’altra battaglia ebbe luogo l’8 novembre 1443: l’esercito guidato da Niccolò Piccinino e Federico da Montefeltro è sconfitto da quello di Francesco Sforza con l’aiuto di Sigismondo Pandolfo Malatesta.
Il percorso sulle mura termina nei pressi di un grande bastione poligonale. Fu costruito per resistere alle nuove armi da fuoco quali le bombarde che resero inadeguate le precedenti fortificazioni del Castello. Discesi dalle alte mura, si può proseguire la visita di Gradara alla possente Rocca: un edificio che ricorda storie di guerre...ma anche le passioni di due amanti famosi (Paolo e Francesca), menzionati da Dante nella Divina Commedia. |
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La storia di Paolo e Francesca |
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Amor, ch’al cor gentile ratto s’apprende,
prese costui della bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.
Amor, ch’ha nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona. |
I versi appartengono al sommo poeta Dante, parole di passione e al contempo commuoventi, descrivono l’amore e la tragedia dei due giovani amanti assassinati, che la storia descrive come luogo di questa vicenda il Castello di Gradara. Francesca era la figlia di Guido Minore (signore di Ravenna), nel 1275 sposò figlio di Malatesta da Verucchio (signore di Gradara),
Giovanni soprannominato “Giangiotto”, in conformità delle alleanze matrimoniali come avvenivano a quel tempo tra i signori dell’epoca. Giovanni (il marito di Francesca) in quel periodo storico era podestà di Pesaro, una legge dell’epoca vietava al podestà di portare con sé la famiglia nella città che governava. Francesca risiedeva nella Rocca di Gradara, sia per la vicinanza a Pesaro, ed anche perché la Rocca era una delle più sicure e confortevoli del territorio.
Secondo i racconti dell’epoca, Francesca era una donna molto bella ma sola all’interno di Gradara, per le continue assenze del marito che governava Pesaro, e certamente gradiva le visite del bel Paolo, il fratello di Giovanni (il marito). Un giorno i due amanti (Paolo e Francesca) furono sorpresi da suo marito che li uccise con la spada,
Dante collocherà Paolo e Francesca all’interno della Divina Commedia nel girone dei “lussuriosi”, condannandoli alla dannazione eterna ma portandoli come esempio di amore incondizionato. |
---Diario di viaggio---
La porta principale
Un tempo Gradara aveva una sola porta di accesso, da cui ora entrano i turisti. La porta era dotata di un ponte levatoio con il relativo fossato. Se osserviamo dall’esterno la torre che sovrasta l’ingresso sono ancora visibili le due feritoie laterali, tramite cui veniva abbassato e alzato il ponte levatoio. In epoche successive il fossato fu ricoperto e creata la rampa che conduce all’entrata dove fu collocata una porta. L’apertura e chiusura era regolata da una persona preposta a questo, nel periodo in cui Gradara faceva parte dello Stato Pontificio. Se osserviamo le due mezze porte in pesante legno notiamo nella parte alta di esse la data di costruzione (1697), ed il nome dell’artigiano che le ha fabbricate inciso sul legno. Oltre la porta una bella via in salita e lastricata con pietre conduce all’entrata del Castello. La torre che sovrasta il menzionato ingresso è dotata di due orologi, uno esterno al paese ed il secondo internamente al medesimo, quindi la cella campanaria che scandisce il passare del tempo.
La porta di accesso al Castello: Porta Natale
Dopo aver oltrepassato la porta principale, al termine della strada lastricata, arriviamo alla seconda porta. Anche questa era munita di ponte levatoio, il suo scopo era di separare il borgo dal Castello. Dopo la 2° porta abbiamo una piccola piazzetta chiamata “piazzale Alberta” con la chiesa dedicata a San Giovanni Battista. Da vedere al suo interno il Cristo in croce con tre espressioni facciali. Da questo piazzale si accede alla biglietteria per visitare il Castello di Gradara.
Porta Nuova
Così chiamata perché fu aperta molto tempo dopo la costruzione delle mura, serviva a rendere maggiormente fruibile l’antico borgo da parte delle persone.
Da questa porta si a una bellissima vista sulla costa Romagnola.
All’interno della menzionata porta sono rimasti due piccoli cardini in ferro, non originali del manufatto ma rimasti dopo le riprese di un film del regista Roberto Rossellini, nel 1961 intitolato “Vanina – Vanini”.
Giro panoramico esterno alle mura
Appena varcata la porta principale, è possibile salire sulle mura (ingresso a pagamento), merita di farlo perché dall’alto si a una bella visuale sul borgo e castello di Gradara. Saliti sulla torre che sovrasta la porta, si esce sul camminamento che conduce a una seconda torre. Questo è il punto più alto che si raggiunge durante tutto il percorso non molto lungo ma suggestivo. Sulla sommità della menzionata torre (le ultime rampe di scale sono in legno) si ha una bella visuale sulla riviera Romagnola. In lontananza ma in modo distinto riconosciamo la Repubblica di San Marino ecc. Discesi dalla torre riprendiamo il camminamento sulle mura transitando per una terza torre e la porta aperta in tempi successivi all’ingresso principale, da qui c’è una bella panoramica sulla vicina costa e il castello che sovrasta il borgo di Gradara, poche decine di metri e il giro delle mura termina.
Come arrivare a Gradara
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In automobile: Bisogna uscire al casello autostradale di Cattolica-Gabicce
lungo la A14, a soli 3 km da Gradara.
In treno: Bisogna scendere alla Stazione Ferroviaria di Cattolica,
sia provenendo da Bologna oppure da Ancona.
Aereo: L'aeroporto più vicino è quello di Rimini a 12 km,
oppure l'aeroporto di Falconara, a 42 km.
Coordinate GPS: Latitudine: 43° 56' 35'' Longitudine: 12° 46' 23'' |
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